“Sono sicuro che i giornali continueranno a vivere. Anche se su materiali nuovi offerti dalla tecnologia. Ieri i giornali venivano stampati su carta; oggi questi ancora resistono, ma possono essere letti anche su internet, mentre il tablet è pronto a irrompere; e domani – chissà? – forse questo nuovo strumento potrà essere sostituito da un foglio di plastica flessibile…”.
Carlo Malinconico, presidente della Fieg, la Federazione italiana editori giornalim in questa intervista a La Gazzetta dell’Economia abbozza un possibile scenario dell’informazione nel nostro Paese da qui a dieci anni.
Presidente, quale sarà il futuro dei giornali?
Carlo Malinconico: “Difficile fare previsioni. In un mondo sempre più orientato all’immediatezza, i giornali dovranno cambiare approccio. E mettere i lettori in condizione di capire più approfonditamente le notizie; ma anche di godersele. I contenuti dovranno essere ancora più indirizzati verso l’approfondimento, la ricostruzione, la riflessione, il controllo delle fonti. Senza trascurare una forma accattivante”.
Insomma, migliorati sia nei testi sia nelle immagini?
Carlo Malinconico: “Più in generale, i giornali dovranno puntare ancora di più sulla qualità dell’informazione. Questa è, e sarà, la chiave vincente dei quotidiani e dei periodici nell’ininterrotto bombardamento di notizie che è destinato ad accentuarsi”.
L’esigenza di qualità riguarda più gli editori o i giornalisti?
Carlo Malinconico: “Gli uni e gli altri. Quanto ai primi, sottolineo che l’informazione di qualità costa. E che per gli editori le risorse tendono ad assottigliarsi a causa di un’allocazione degli investimenti pubblicitari sempre più squilibrati a vantaggio della TV; di un calo delle vendite; di un sistema distributivo non soddisfacente. E soprattutto dell’assenza di tutela del diritto d’autore su internet, che comporta gravi danni economici per gli editori”.
Un più elevato livello di qualità dei contenuti chiama in causa i giornalisti. E qui di apre il capirolo formazione…
Carlo Malinconico: “La formazione è un passaggio fondamentale in direzione di qualità. Se questa non è adeguata, si indebolisce l’informazione e si depaupera un patrimonio di conoscenze essenziale per ogni azienda. Sulla formazione serve uno sforzo comune. Gli editori – chi più, chi meno – ne sono consapevoli”.
Formazione sì, allora. Ma quale?
Carlo Malinconico: “Ho molti dubbi riguardo al disegno di legge di riforma della legge sull’Ordine. E mi chiedo se sia opportuno richiedere la laurea per tutti. Io ho più fiducia nella pratica in redazione”.
Anche nella lettura dei giornali emerge il dualismo fra Nord e Sud. È un riflesso del ritardo economico e sociale del Mezzogiorno?
Carlo Malinconico: “Sarei tentato di rispondere sì. Ma mi sorprendono le disparità frale regioni meridionali”.
Nello scenario dell’editoria del prossimo decennio ci sarà poso per i periodici?
Carlo Malinconico: “Decisamente sì, principalmente per quelli specialistici”.
FONTE: La Gazzetta dell’Economia
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