La sua morte è stata avvolta nel mistero per quasi 80 anni. Molte sono infatti le teorie che nei decenni sono nate intorno alla scomparsa di Amelia Earhart, aviatrice passata alla storia come prima donna ad aver attraversato in volo l’Oceano Pacifico. Partita nelle prime ore del 2 luglio 1937 da Lae, città della Papua Nuova Guinea, con l’intento di sorvolare il globo e archiviare così un altro importante primato, fece perdere i contatti radio mentre cercava di raggiungere la piccola isola di Howland.
La notizia fece il giro del mondo in brevissimo tempo: l’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt autorizzò l’impiego di 10 imbarcazioni e 66 aerei per le operazioni di soccorso. Gli sforzi tuttavia non diedero i propri frutti. Sebbene fossero state coperte circa 250.000 miglia quadrate di oceano, le autorità decisero di sospendere le ricerche il 19 luglio 1937. Amelia Earhart Fu dichiarata ufficialmente morta solo alcuni anni più tardi, nel 1939.
Ritrovati l’anno successivo in un’altra isola, i suoi resti furono ritenuti appartenenti ad un individuo di sesso maschile. Questo però fino a che la rivista Forensic Anthropology non ha sorpreso tutti con il risultato di una nuova ricerca, condotta da Richard Jantz, del Centro di Antropologia Forense all’Università del Tennessee. Gli scienziati hanno effettuato nuove misurazioni, grazie anche all’ausilio delle nuove tecnologie.