Internazionalmente è conosciuto per i traguardi raggiunti in oltre trent’anni di carriera nel settore del Private Equity. Ma Nicola Volpi è particolarmente attivo anche nel mondo dell’arte, come racconta in un’intervista rilasciata a “Forbes”: “La passione per l’arte è sicuramente una occasione per approfondire, per scoprire, per circondarsi di cose belle con cui vivere, per viaggiare con amici che condividono la stessa passione”.
Un interesse, il suo, nato grazie al “fortunato incontro con il grande collezionista ed esperto d’arte Giuseppe Iannaccone che mi ha introdotto a questo mondo”: pur non definendosi “un collezionista o un esperto d’arte ma tutt’al più un appassionato di arte contemporanea”, è riuscito negli anni ad acquistare opere di grande valore. Due sono le condizioni che lo guidano nelle scelte: “La prima essenziale è che l’opera piaccia a me e a mia moglie. Non conservo opere in un caveau di una banca come alcuni grandi collezionisti, quindi dobbiamo avere il piacere di fruirne quotidianamente. Se l’opera ci piace allora mi confronto con Giuseppe Iannaccone sulla scelta anche in termini di valore dell’opera e dell’artista. Questa è la seconda condizione da verificare per battezzare l’acquisto”.
E se è vero che dietro ogni opera c’è una storia, per quelle commissionate direttamente all’artista lo è ancor di più: un’opportunità che Nicola Volpi ha avuto modo di sperimentare e che riporta a “un concetto quasi rinascimentale di concepire l’arte che è molto coinvolgente”. Per l’esperto di Private Equity “il poter conoscere l’artista, poter discutere con lui il progetto che ha in mente e quindi comprenderne intimamente il significato, capire la tecnica con cui dipinge o modella, fino a vedere la nascita dell’opera stessa è una emozione diversa che comprare un’opera all’asta vista magari su un catalogo”: tre delle tante ne ha commissionate a TV Boy, il Banksy italiano, un artista “che vuole parlare solo con le sue opere e che tende a celarsi da una immagine pubblica”.
Nell’intervista Nicola Volpi ha avuto modo di parlare anche del doppio volto dell’arte: da una parte passione, dall’altro investimento. “In assoluto investire in arte, così come in selezionati beni da collezionismo come ad esempio auto storiche, è una scelta che combina una passione con l’opportunità di preservare e accrescere il valore dell’investimento”, ha evidenziato sottolineando l’importanza, in finanza come nell’arte, di avere metodo: “Fa meglio chi approfondisce, chi studia di più, chi non si fa guidare dalla pura emozione o dalle mode del momento. Chiave è capire quali artisti lasceranno una traccia nella storia dell’arte, quelli che entreranno o sono già nei migliori musei del mondo, rispetto ad artisti che saranno delle meteore semplicemente perché supportati da mercanti d’arte senza scrupoli”.
Per Nicola Volpi occorre poi considerare anche un ulteriore aspetto prettamente finanziario: “Una differenza denaro-lettera, ovvero fra i prezzi a cui un privato compra e quello a cui può vendere la stessa opera, che è incredibilmente alto rispetto alle consuetudini dei mercati finanziari”. I diritti d’asta per acquistare un’opera possono arrivare anche oltre il 20% del prezzo di aggiudicazione e questo, come spiega nell’intervista, si rivela “purtroppo una inefficienza, un limite, per poter considerare a pieno titolo questo mercato al pari di mercati finanziari più tradizionali”.
Infine un passaggio su un’opera particolarmente voluta da Nicola Volpi, la Kate Moss di Marc Quinn, scultura cercata “per diverso tempo anche perché volevo una delle primissime edizioni”. E tra gli artisti presenti nella sua collezione ricorda Kiki Smith e Hernan Bas: “Artisti molto diversi, ma accomunati da una sensibilità unica e che illustrano entrambi una diversa inquietudine dettata dal proprio trascorso personale”.
Per maggiori informazioni:
https://forbes.it/2020/11/06/nicola-volpi-il-collezionismo-d-arte-e-equilibrio-perfetto-tra-passione-e-investimento/
Fonte Nicola Volpi a “Forbes”: l’arte come occasione di scoperta e condivisione su Cultura360.