Se ne sente parlare sempre più spesso, complice la facilità e la rapidità della loro diffusione sul web unita alla (quasi) impossibilità di fermarle una volta messe in circolo. Le fake news non sono altro che delle notizie fasulle che oggi si presentano sotto un nome più glamour, dopo il successo riscosso dal neologismo nel 2016 per essere stato profusamente utilizzato da Trump durante le sue campagne contro i mezzi di informazione. Viste per quello che sono, è facile immaginare che si tratti in realtà di una pratica antica come l’uomo. Federico Motta Editore ci invita a guardare a un concetto così attuale da una prospettiva storica e antropologica.
All’interno dei suoi saggi, la storica Casa Editrice milanese ci porta a riflettere su come la storia sia effettivamente ricca di vicende legate alla diffusione di false notizie, utilizzate con l’intento di ricavare una serie di vantaggi, che siano essi economici o politici. Sebbene ce ne siano tante, e probabilmente alcune ancora da scoprire, Federico Motta Editore ne ha selezionata qualcuna tra le più celebri, come quella raccontata dal professore di Storia Greca Massimo Nafissi nei volumi dell’opera L’Antichità, di cui fu protagonista, o meglio vittima, il generale spartano Pausania. Il grande storico greco Erodoto riporta che al generale venne erroneamente attribuita una lettera indirizzata al re Serse in cui egli si offriva di tradire la patria in cambio del permesso per poter sposare la figlia del sovrano persiano. La notizia si diffuse velocemente e il generale si vide costretto a nascondersi per sfuggire al linciaggio. Quando riuscì finalmente a trovare rifugio in un tempio pensando di averla scampata, data la sacralità del luogo che impediva agli spartani di usare la violenza, i suoi concittadini lo murarono vivo al suo interno. Un epilogo triste ma di impatto sicuramente inferiore rispetto alla fake news relativa alla Donazione di Costantino, un documento falso ritenuto autentico per secoli, con il quale veniva conferito alla Chiesa di Roma potere in Occidente. Agnese Gualdrini racconta di come fece l’umanista Lorenzo Valla a smascherare l’inganno nel saggio edito da Federico Motta Editore La polemica antistoica e il recupero di Boezio e di Epicuro: la filosofia e la filologia in Lorenzo Valla. Una volta scoperta la verità, a distanza di secoli, l’umanista denunciò la falsità del documento nel discorso De falso credita et ementita Constantini donatione (“Sulla Donazione di Costantino falsamente attribuita e falsificata”). Valla svelò che l’atto attribuito all’imperatore Costantino, con il quale veniva legittimato il potere temporaneo della Chiesa e attestata la donazione da parte dell’imperatore del Palazzo del Laterano a Papa Silvestro, fu in realtà realizzato nella stessa cancelleria pontificia ed era dunque un falso.
Se c’è quindi una lezione che si può imparare dalla storia, come ci insegna proprio Valla, è che sarebbe bene affinare le proprie capacità critiche per riuscire a distinguere la verità dalla falsità quando ci si trova davanti a delle notizie.