Pompei: gli archeologi portano alla luce la stanza degli schiavi

Pompei: gli archeologi portano alla luce la stanza degli schiavi

Pompei: gli archeologi portano alla luce la stanza degli schiavi

Pompei, scrigno di un passato antico, continua a stupire. La culla della civiltà romana che custodisce la quotidianità di un popolo cristallizzato sotto le ceneri del Vesuvio ha rivelato un altro tesoro nascosto: la stanza degli schiavi di Civita Giuliana.  

La villa suburbana a nord di Pompei è il luogo dell’ultima scoperta: la stanza destinata agli schiavi. Già a inizio anno era stato rinvenuto nel quartiere servile il carro cerimoniale e la stalla con i resti di tre cavalli bardati. Si tratta di un ambiente in stato di ottima conservazione.  

Pompei è la prova che quando l’Italia crede in sé stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie”, conferma il Ministro della Cultura, Dario Franceschini. “Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo”. 

Nella stanza, illuminata da una finestra in alto, sono presenti tre brandine in legno, due lunghe circa 1,70 m e una più piccola (1,40 m) destinata probabilmente a un ragazzo o bambino, e una cassa lignea contenente oggetti in metallo e tessuto, facilmente riconducibili ai finimenti dei cavalli. Al di sotto dei letti sono stati ritrovati oggetti personali, anfore, brocche in ceramica e vasi da notte; inoltre, appoggiato su uno di essi, è stato trovato un timone di un carro, di cui successivamente è stato effettuato un calco. La stanza, oltre a essere il luogo in cui gli schiavi si riposavano, fungeva quindi anche da ripostiglio.  

Gli schiavi, come dimostrano i vari ritrovamenti, non si occupavano soltanto del lavoro quotidiano nella villa romana, ma anche della manutenzione e preparazione del carro.  

Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici”, ha dichiarato il Direttore Generale, Gabriel Zuchtriegel. “È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica”.  

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