Giovanni Lo Storto: il DG dell’Università Luiss curatore del volume sull’etica digitale

Giovanni Lo Storto

Dati, algoritmi e verità: la relazione tra questi tre elementi è già oggi un punto cruciale per comprendere in che direzione sta andando il futuro del genere umano. Diversi studiosi di campi differenti, esperti di scienze aziendali o di diritto, se ne stanno occupando. È in questa ottica che nasce il volume Etica digitale. Verità, responsabilità e fiducia nell’era delle macchine intelligenti, pubblicato da LUISS University Press e a cura di Marta Bertolaso (Direttore della Academy Digital Humanities presso Deep Learning Italia) e Giovanni Lo Storto (Direttore Generale dell’Università Luiss Guido Carli).
Fra meno di un decennio avremo superato il “tempo del raddoppio”, cioè quello necessario agli abitanti del pianeta per generare una quantità di dati uguale a quella prodotta fino a quel momento: questo anche grazie ai 150 miliardi di dispositivi connessi a Internet che si stima saranno attivi nel mondo. Questa vera e propria rivoluzione può essere paragonata all’invenzione della macchina a vapore di Watt, e porterà ad uno sviluppo altrettanto esplosivo. Tale scenario porta sempre più a riflettere sulle questioni etiche legate alle nuove tecnologie, che devono interfacciarsi con valori fondamentali dell’uomo quali la sostenibilità della vita, le relazioni interpersonali, i modi di intendere e di fare scienza, economia e finanza.
Studiosi appartenenti a differenti settori si stanno interrogando sui rischi dell’utilizzo massiccio delle Intelligenze Artificiali.
Nel suo contributo alla stesura del volume, Giovanni Lo Storto si è dedicato all’analisi di questo scenario pensando principalmente all’impatto che potrebbe avere sui giovani.
Si legge nel volume: “Gli algoritmi in grado di apprendere da soli al punto da prevedere con impressionante precisione i comportamenti umani – sono le “macchine predittive” di cui hanno parlato Agrawal, Gans e Goldfarb – possono essere un terribile strumento di controllo a scopo di lucro (nel “capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff) o generatori di disgregazione e insicurezza specie nei più giovani, fino a mettere seriamente a rischio la tenuta dei sistemi democratici, generando isolamento, radicalismo e polarizzazione politica, favorendo la disuguaglianza economica, etnica e di genere.”
D’altra parte, non si può negare che il progresso tecnologico rappresenti un’opportunità inestimabile di crescita, se regolamentato a dovere. È evidente che ci sia bisogno di nuove leggi in ottica di etica digitale. In questo senso, come sottolineato nelle prime pagine del volume, è fondamentale pensare all’istruzione a livello universitario e alla centralità che devono avere gli atenei in qualità di luoghi in cui conoscenze, sapere e competenze convivono non per frustrare, ma per esaltare le naturali inclinazioni di ciascun giovane, con un occhio sempre ben fisso sul futuro e sulle nuove professioni.

Fonte Giovanni Lo Storto: il DG dell’Università Luiss curatore del volume sull’etica digitale su Cultura360.

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